L’asilo politico è un’azione giuridica che trae le sue origini addirittura dal Medioevo, quando una persona perseguitata nel suo luogo di origine poteva chiedere aiuto e assistenza a un santuario o a un luogo religioso.
Oggi ovviamente la questione si è nettamente ampliata e comprende l’ala protettiva di uno Stato sovrano o terzo, che può accogliere appunto un rifugiato che dimostra di non poter di fatto vivere nel suo Paese di provenienza.
Nel 1951 la Convenzione di Ginevra, nell’articolo 1, ha definito rifugiato colui che ha timore fondato di permanere o tornare in uno Stato perché potrebbe subire violenze o persecuzioni, a causa della sua etnia, del sesso, della religione o di qualsiasi altra diversità che possa portare a una discriminazione.
Non rientrano in questa categoria coloro che sono ricercati per motivazioni contrarie ai principi delle Nazioni Unite, che devono quindi rispondere delle proprie azioni nei luoghi competenti.
In questo articolo vedremo nel dettaglio come funziona l’asilo politico in Italia e quali sono le condizioni per poterlo invocare o per impugnare un rifiuto che non viene considerato giusto.
In che modo viene tutelato lo straniero che chiede asilo politico in Italia?
Il sistema di accoglienza italiano è piuttosto articolato e si snoda su due livelli differenti, che sono stabiliti in base allo specifico caso del rifugiato.
Il primo step consiste in una prima accoglienza, che prevede dei punti appositi dove la persona può essere sistemata e aiutata nei suoi bisogni primari, come il cibo, l’idratazione e la pulizia.
Lo scopo di questa fase è quindi quella di fornire un primo soccorso, identificare la persona che si ha davanti e poter successivamente procedere allo SPRAR, cioè la seconda accoglienza.
Questa implica che lo straniero venga perfettamente integrato nella comunità in cui è arrivato, non solo fornendo vitto e alloggio ma anche permettendogli di ricostruire una vita piena e completa.
Si tratta del fiore all’occhiello del sistema italiano, che risolve egregiamente diversi casi e consente al rifugiato di sentirsi non solo accolto, ma anche pronto a iniziare nuovamente da capo, questa volta con le premesse migliori.
Tuttavia si verificano talvolta problematiche estese, che riguardano la disponibilità dei comuni all’accoglienza, con autorità che impediscono il normale e lineare svolgimento della procedura oppure i centri di accoglienza che sono troppo congestionati e non riescono a smistare correttamente le persone nei tempi previsti.
Per questo, sono sorti negli ultimi anni i CAS, centri di accoglienza straordinaria, un ibrido tra i due sistemi, che somigliano a punti primari di soccorso ma a lungo termine.
Quali sono le condizioni per cui viene concesso il diritto d'asilo?
Il diritto di asilo può essere chiesto da qualsiasi cittadino straniero, che non si sente al sicuro nel proprio Paese di origine per una serie di motivi che andremo ad elencare di seguito, subendo delle violenze o delle persecuzioni di altro genere.
– La razza: esistono Paesi nel mondo dove convivono etnie diverse, spesso in modo poco pacifico e con continue rappresaglie da entrambe le parti o da una sola razza che predomina.
Un valido motivo di richiesta di asilo è quindi la persecuzione poiché si appartiene a un diverso gruppo etnico, discriminato per abitudini, per tratti somatici o per il colore della pelle.
– La religione: nel corso dei secoli molte delle più importanti battaglie della storia si sono svolte per motivazioni religiose e ancora oggi sono diverse nel mondo le minoranze che devono fuggire per non venire uccise.
La motivazione religiosa riguarda sia i grandi gruppi sia le singole sette, passando per i credo individuali e collettivi, tribali o moderni, quindi ogni tipo di fede che venga perseguitata all’interno dello Stato di appartenenza del rifugiato.
– La nazionalità: come per la razza, anche l’appartenenza a un determinato territorio può essere fonte di odio e discriminazione, sia all’interno dello stesso Stato, sia tra nazioni confinanti.
– Il gruppo sociale: un nucleo di questo genere è formato da persone che presentano una storia comune o una caratteristica simile e per questo motivo vengono discriminate o perseguitate.
Rientrano in tale categoria, ad esempio, pure gli omosessuali o coloro che presentano una sessualità diversa dal binomio uomo-donna, oppure chi ha particolari credenze scientifiche, filosofiche o morali che sono considerate minoritarie rispetto al resto del Paese.
– Le idee politiche: insieme alla religione, la persecuzione politica è quella che maggiormente viene attuata, sia negli Stati più moderni sia in quelli più tradizionalisti.
Non è esente nessun continente del pianeta da questa condizione, pertanto la richiesta di asilo per questa motivazione raramente viene rifiutata.
Affinché la domanda venga accettata, però, è necessario che ad attuare la persecuzione non siano altri cittadini o gruppi, bensì lo Stato stesso.
In alternativa, è sufficiente che ci sia discriminazione anche solo da un partito dello Stato che controlla parte del territorio, o che questo non faccia nulla di concreto se fazioni opposte si contendono la predominanza.
Pertanto, la componente che non può mancare è l’avallo dello Stato alla persecuzione, sia attuando azioni concrete sia non muovendosi affatto pur vedendo delle situazioni anomale.
Quali elementi possono essere presi in considerazione dalla Commissione territoriale per prendere una decisione in merito alla domanda di asilo?
Quando viene presentata una domanda di asilo, il primo elemento che viene preso in considerazione è la motivazione della persecuzione, riconducibile a uno dei casi di cui abbiamo parlato in precedenza e sempre con il tacito accordo dello Stato del rifugiato.
Sono pertanto eseguite delle ricerche e individuati casi simili, che possano fare giurisprudenza e aiutare a prendere una decisione giusta.
In linea generale, si valuta se sono stati lesi i diritti umani della persona, con un impatto grave sulla sua vita e su quella del suo determinato gruppo etnico.
In via esemplificativa, rientrano in questa categoria atti di violenza sessuale, fisica o psichica, che possano rendere la vita del rifugiato impossibile da portare avanti nella maniera corretta.
Ancora, sono considerate violazioni tutte quelle norme o prescrizioni che discriminano un credo, una persona, una razza o un gruppo sociale, promosse dallo Stato o da un suo partito, così come tutte le pene che sono considerate sproporzionate e non corrette dal punto di vista legislativo.
Infine, ledono i diritti umani tutte quelle misure che non tutelano l’infanzia oppure la sessualità, creando dei precedenti negativi.
Cosa è il diniego di protezione internazionale
La protezione internazionale è una procedura che permette allo straniero di poter accedere in uno Stato diverso dal suo, compresa l’Italia, prendendo lo status di rifugiato.
La domanda viene inoltrata presso l’Ufficio di polizia di frontiera e L’Ufficio di immigrazione della Questura, in forma scritta o orale, servendosi di un mediatore linguistico nel caso in cui fosse necessario.
Lo straniero è tenuto a presentarsi entro 8 giorni per formalizzare la richiesta, mentre in caso contrario sarà definito irregolare all’interno del territorio italiano.
La documentazione prevede la compilazione di una domanda di asilo, la presentazione del passaporto, se in proprio possesso, oltre che tutto ciò che può provare la persecuzione di vario genere che si subisce all’interno del proprio Paese.
La convocazione successiva viene effettuata in un massimo di 30 giorni, per poi prendere la decisione definitiva in 72 ore.
Se la pratica va a buon fine si ottiene un permesso di soggiorno provvisorio per asilo, in caso contrario si va incontro a un diniego di protezione internazionale.
Le cause della negazione di asilo sono molteplici e riguardano soprattutto gli atti compiuti dal richiedente.
Se il rifugiato è considerato un pericolo per lo Stato che lo accoglie, allora la sua domanda di asilo verrà respinta.
In particolare, questo avviene se si dimostra che ha commesso dei crimini contro l’umanità, la pace o altri individui fuori dal territorio italiano, macchiandosi di colpe gravi.
Rientrano in questo quadro anche i crimini di guerra, commessi singolarmente o all’interno di un gruppo, per i quali si è stati condannati da un regolare processo.
Al momento della presentazione del modulo, è quindi messa sotto la lente d’ingrandimento la vita della persona, rilavando tutto il possibile sul suo conto e ascoltandolo faccia a faccia nel corso dell’udienza per ottenere la protezione internazionale.
Ricorso diniego protezione internazionale
Nel caso in cui la propria domanda di protezione internazionale venga rigettata per una motivazione considerata non valida, è possibile presentare un ricorso entro 15 giorni dal rigetto.
Questo deve pervenire presso il Tribunale del capoluogo di distretto di Corte di appello, ma solo dove ha sede il Cara o la Cie.
Il consiglio è di rivolgersi a un serio professionista del settore, che conosca alla perfezione la legislazione e possa guidare lo straniero all’interno dell’iter burocratico italiano, non sempre lineare.
Se l’istanza viene accolta, viene rilasciato un permesso di soggiorno di 3 mesi, poiché il tribunale si prende questo tempo per poter deliberare con calma e verificare tutti i documenti acquisiti.
Affidarsi a un valido supporto, come ad esempio un team di avvocati competenti come quelli di ServizipermigrantiRoma, permette di presentare tutto ciò che può essere utile all’accoglienza dello straniero, velocizzando la pratica e potendo poi iniziare una nuova vita da rifugiato, integrandosi nel sistema dello Stato prescelto.
Se anche la sentenza di primo grado dovesse dare un esito negativo, ci sono 10 giorni per presentare ricorso alla Corte di Appello, mentre per il rifiuto del secondo grado ci sono ancora 30 giorni per attendere l’esito della Cassazione.
Se nonostante tutti questi tentativi non si dovesse arrivare a una soluzione soddisfacente, sarà avviato un procedimento di espulsione, che prevede 15 giorni di tempo per lasciare il Paese.
Considerazioni Finali
La richiesta di asilo in Italia può divenire una pratica lunga e laboriosa, pertanto il consiglio è di ricorrere a una seria squadra di avvocati, che conosca la legislazione e soprattutto i suoi cambiamenti, che avvengono spesso nel tempo e comportano un iter diverso rispetto al passato.
Lo scopo è arrivare all’accettazione della propria domanda nel tempi previsti, puntando alla totale integrazione sul territorio italiano e non solo al vitto e all’alloggio della prima accoglienza.
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- analisi della documentazione necessaria alla presentazione dell’istanza di ricongiungimento familiare;
- presentazione dell’istanza di ricongiungimento familiare in modo corretto (basta un piccolo errore e la pratica viene rigettata);
- immediata risoluzione di eventuali problematiche con la Prefettura e la Questura;
- aggiornamento costante al cliente sullo stato della procedura.